Racconti di viaggio: le (dis)avventure gastronomiche del turista all’estero

Il cibo! Quale cosa meravigliosa! E com’è bello provare la cucina locale quando si viaggia! Tutti amiamo la cucina e ogni paese ha la propria, con le sue ricette, colori  e sapori.

Decidere cosa mangiare all’estero non è sempre semplice! Qualcuno  decide di ordinare piatti  tipici, altri preferiscono mangiare cose che già conoscono. I più temerari scelgono il brivido dell’avventura: scorrono il dito sul menù come se fosse una roulette russa e indicano a caso dei piatti sperando che vada bene!

disavventure culinarie
Quando si dice ordinare a scatola chiusa xD

Spesso questa tecnica permette di ordinare in maniera rapida ed evita l’onere di scegliere, spingendoci a provare piatti nuovi, che altrimenti non avremmo mai provato. Se saremo fortunati, potremo dire che ci è andata bene, altrimenti sapremo di avere dei nuovi divertenti aneddoti da raccontare!

Io sono un esperto della seconda opzione: aneddoti da raccontare ne ho proprio tanti (scegliere dal menù all’estero non è una delle mie abilità migliori)! Purtoppo per indecisione, fretta e fame (tanta fame) spesso mi capita di ordinare a caso.

Puntualmente, il gustosissimo piatto che immagino non corrisponde alla realtà! Ma questo non sarebbe un problema, se non fosse per le assurde coincidenze che accompagnano le mie scelte culinarie!

Per restare in tema con il nostro Travel Tag Challenge, vi racconto qualcuna  delle mie (dis)avventure culinarie (tutte vere!).

 

Non provocate le cuoche tedesche!

Monaco di Baviera. Dopo una bella passeggiata per il centro cittadino, posseduti da una fame indomita, io e un mio amico decidiamo di andare in un tipico pub/birreria bavarese. Lì, desiderosi di provare le specialità teutoniche, ci fermiamo in uno di quei piccoli pub dedicati alla gente del posto, per provare qualcosa che non sia prettamente turistico. Decidiamo di ordinare (o almeno ci convinciamo di averlo fatto!) due bei piatti di wurstel e crauti.

Dopo qualche minuto di attesa, ecco il cameriere, che ci porta il nostro agognato piatto: forchette in pugno, il rumore del piatto che si poggia sul tavolo e…e … di fronte a noi si palesano tre lunghissime salsicce pallide, color bianco latte, mollicce,  che trasudano acqua e grasso, accanto a una montagna di un color paglierino che naviga nel brodo e vicino una tristissima patata scaldata… niente wurstel arrostiti come nelle pubblicità (mea culpa, la pubblicità non rispecchia mai la realtà!), crauti e patate saltate in padella, o salse che accompagnassero il tutto! Solo un piatto di salsicce di interiora di vitello, condito con tanta tristezza e sogni culinari infranti.

Chiediamo spiegazioni, ma ci viene detto che il piatto che abbiamo scelto è proprio quello che ci è stato servito. Ci guardiamo intorno e tanta gente mangia wurstel giganti arrostiti, colorati e invitanti. A quel punto, decidiamo di prendere qualche altra cosa e abbandonare i wurstel che abbiamo nel piatto. Poco dopo vediamo una donna gigantesca, bionda e con l’espressione arcigna (giuro che metteva davvero paura!) avvicinarsi a noi con una certa determinazione. Una volta arrivata ci parla in un italiano misto a un tedesco poco cordiale:

Pechké tu non mansch?!

Noi le rispondiamo che il piatto non è di nostro gradimento, ma la donna replica con aria minacciosa:

no, no mansch!” ripete lei “è buon, tu manscha!!!

Intimoriti e presi alla sprovvista, un po’ per paura un po’ per imbarazzo spazzoliamo tutto, fino all’ultima briciola! In fondo il piatto non era male, ma è una di quelle esperienze che speri di non dover ripetere. Insomma, morale della favola… non fate arrabbiare le cuoche tedesche!

 

La persecuzione dello stinco di maiale

Riga. Una città dalle molteplici tradizioni culinarie. Anche in questo caso, come sempre,  a me piace fare a modo mio e mi ritrovo a mangiare cose che avrei volentieri evitato. In fondo, però, non è andata così male!

Vi risparmio un trattato sui miei gusti difficili,  ma basti sapere che “il grasso” e “la cotenna” sono tra le cose che meno sopporto al mondo. A Riga in ogni ristorante in cui mettessi piede non importa cosa indicassi, che nome avesse il piatto sul menù, o in quale ristorante cenassi: ogni volta che ordinavo qualcosa lo stinco di maiale era lì a perseguitarmi!

Qualunque cosa ordinassi, mi veniva servito uno stinco di maiale gigantesco! “ma basta che una volta che lo hai preso impari il nome del piatto ed eviti di ordinarlo!” starete pensando. Il problema è proprio quello: il nome cambiava da ristorante a ristorante e puntualmente era la mia scelta fissa, con grande divertimento di Marti! Lei, invece, era preparata: aveva il suo elenco di piatti visti e selezionati pronti, con tanto di nomi e ingredienti!  Ogni volta che arrivava in tavola uno stinco di maiale, rideva a crepapelle senza riuscire a fermarsi. Inutile dire che sono mesi ormai che non voglio più vedere uno stinco di maiale!

 

L’insistenza della segale

Sempre Riga.  La segale lì va di moda! Ho avuto il piacere di imbattermi in questo tipo di alimento per la prima volta proprio in Lettonia, immancabile nella cucina locale, ho scoperto a mie spese che la segale è un’amica leale ed efficiente (fin troppo efficiente!) del sistema digerente…  Bastava che ne mangiassi un po’ per  correre al bagno. Il problema è che lì riescono a infilarla dappertutto, anche nei piatti in cui non ti aspetteresti di trovarla!

Tutto sommato il gusto era buono, pane e dolci in cui era usata avevano un sapore molto particolare, diverso dai nostri, ma molto buono. Peccato per le sue fortissime capacità lassative! Consiglio spassionato: valutate il vostro livello di tolleranza ai nuovi alimenti e regolatevi di conseguenza.

 

Un ultimo consiglio per non andare incontro al mio stesso destino:  informatevi sui piatti tipici del posto, cosa contengono e come vengono cucinati. Magari cercate  qualche foto per farvi un’idea di quello che state per mangiare (e dire che una volta amavo l’avventura! xD). Non dimenticate che a volte tutto ciò di cui si ha bisogno è un po’ di spirito di adattamento (conosco almeno una cuoca che sarebbe felice di aiutarvi a trovarlo!).

 

Per ora è tutto! Spero che le mie (dis)avventure culinarie vi abbiano strappato almeno una risata!

Buone scorpacciate a tutti vuoi ovunque siate, o pensiate di andare!!!

Piero

11 pensieri su “Racconti di viaggio: le (dis)avventure gastronomiche del turista all’estero

  1. Ah che ridere! Mi sono immaginata la scena della cuoca tedesca, e ti ho visto un po’ come Fantozzi 😉
    A me una volta è capitato di ordinare una “chocolate cake” in Irlanda aspettandomi nient’altro che una torta al cioccolato: invece mi hanno portato un blocco tipo mattone di cioccolato fondente, impossibile da tagliare, impossibile da mordere…

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  2. Pingback: Di mille e uno… cofanetti! – A Tourist Abroad

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